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Giorno del Ricordo, stamattina la cerimonia di commemorazione delle vittime delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. Presenti le autorità militari, civili, religiose e le associazioni combattentistiche. Il discorso del sindaco Lo Fazio

foibe 2025
lun 10 feb, 2025

Giorno del Ricordo, stamattina la cerimonia di commemorazione delle vittime delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. Presenti le autorità militari, civili, religiose e le associazioni combattentistiche.

Il discorso del sindaco Lo Fazio:

“Autorità, cittadine e cittadini, studenti, buongiorno,

essere qui oggi è parte del percorso che abbiamo avviato con le celebrazioni per lo sbarco alleato che il 22 gennaio del 1944 ha visto sbarcare gli alleati ad Anzio. Un’operazione che ha consentito, come ho ricordato di recente, di arrivare alla liberazione di Roma e avviare quella dell’Italia della quale il 25 aprile ricorreranno gli 80 anni.

Prima e dopo questi eventi in Istria e Dalmazia, le truppe jugoslave si macchiarono di crimini indicibili nei confronti di nostri concittadini, mentre decine di migliaia di istriani, fiumani e dalmati furono costretti all’esodo. Solo il 10 febbraio del ’47 - con la firma del trattato di Parigi – si stabilirono nuovi confini e si arrivò alla conclusione degli orrori.

È una pagina di storia che per anni si è preferito tenere ai margini, sbagliando. Ce lo ha ricordato lo scorso anno il Presidente Mattarella che disse: “Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica”.

Anche per questo il Parlamento a stragrande maggioranza ha istituito il 30 marzo del 2004 questa ricorrenza che oggi celebra i 20 anni dalla prima volta in cui le Istituzioni sono chiamate a incontri come questo.

Nei quali ricorre il concetto di sempre: la guerra è atroce, in ogni caso. Le vittime meritano rispetto, a maggior ragione se sono cittadini inermi come la stragrande maggioranza di quelli finiti nelle foibe, fosse comuni scoperte anni dopo solo grazie a testimoni usciti miracolosamente vivi dai rastrellamenti.

Ancora il Presidente Mattarella ci ha ricordato che: “La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o sommaria giustizia contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato – sappiamo - intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse. 

Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista.

Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare l’eredità gravosa di un Paese uscito sconfitto dalla guerra.

Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata”. 

Oggi che il mondo assiste ancora a tante guerre, siamo qui per non dimenticarla e per ribadire che dalla nostra città – distrutta dalla guerra e che ha visto la popolazione sfollata - si leva ancora una volta un solo grido: pace”.  

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